Ci sono le nostre case nuove, riscaldate e climatizzate, con la stufa a pellet, il divano che ormai ha la stessa funzione del nostro letto, le tapparelle automatiche, i sensori di movimento e gli assistenti vocali che ci fanno diventare sempre più pigri.
C’è la TV 50 pollici, ultra ultra HD 5K super aggiornata e iper conessa, con una lista infinita di canali sconosciuti, molti contenuti on-demand, immagini nitide, fluide, suoni caldi e avvolgenti.
C’è lo smartphone sempre acceso e accessibile, possiamo avere in tasca un computer, una macchina fotografica, una telecamera, un socializzatore con sconosciuti in un solo strumento.
C’è l’auto nuova, bella e fiammante, spaziosa e confortevole, roboante, automatica. Si guida da sola, posso usare lo smartphone mentre guido, già non mi basta farlo mentre cammino.
C’è anche il web, quel www che rende vetusta la parola frontiera, possiamo raggiungere virtualmente ogni luogo in una frazione di secondo, non ci sono limiti e barriere.
Ci sono le nostre vite, frenetiche, veloci e stressanti. Viviamo un una stanza illuminata artificialmente, crediamo sia la nostra comfort zone. Siamo immersi in un’epoca in cui il tempo scorre rapido, la scienza è al galoppo, la ricerca fa passi da gigante… “Non posso fermarmi, devo lavorare, poi devo andare di qua e di là, quasi quasi non respiro perché altrimenti non ce la faccio!”…
E poi ci sono le montagne.
Sono li, a fare da barriera, ad imporre un confine. Dall’alto osservano il nostro frenetico mutare, e a volte si fanno sentire. Sempre a modo loro…
Veronica è una ragazza semplice, così come tutti noi vive la sua vita in modo normale, immersa in un contesto simile a quello appena descritto, ha ciò che vuole, ha tanti amici con cui condividere le proprie giornate, si diverte, ha molti sogni da realizzare. Anche per lei il tempo scorre al solito ritmo incalzante a quattro quarti.
Poi accade che a Veronica viene raccontata una storia.
E’ il 1991 e Primo decide di onorare a suo modo le sue care montagne. Si arma di quel poco che ha: maglietta e pantaloncini, un paio di scarponi, un berretto per proteggersi dal sole, e di una imbattibile dose di motivazione. Porta sulle spalle una croce di ferro e la piazza li, in vetta al Cimon di Palantina, una montagna apparentemente insignificante del Friuli, ma per lui molto densa di valori.
E’ la sua meta, il suo obiettivo. Sale così in vetta senza dubbi, la fatica è tantissima ma l’obiettivo viene raggiunto. Primo ha così l’anima piena di gioia.
Dopo quasi 30 anni la vita ha fatto il suo corso e Primo è diventato nonno di una bellissima nipote di nome Veronica.
La sua croce è lì ancora in vetta. Lui vorrebbe ripetere quell’impresa, ancora una volta, avere quel sorriso sincero che solo le montagne e la sua nipotina riescono a dargli. Ma l’età e la salute purtroppo gli impediscono di riassaporare la gioia di quel momento del lontano ’91.
E qui Veronica entra in gioco.
Dopo aver conosciuto la storia, Veronica risponde “presente”. Senza allenamento perché non è una sportiva assidua, senza sapere come arrivarci perché non ha mai assaggiato la bellezza di quei panorami, senza nessun tipo di preparazione, Veronica si mette in viaggio insieme a due compagni di avventura. Inizia il cammino, lungo il percorso la fatica è tantissima, la nebbia del mattino è densa, penetra nella pelle, il sudore poi disidrata, le gambe tremano, i muscoli cedono.
Ma il cammino continua e Veronica arriva in vetta, la stessa vetta raggiunta dal nonno. E una volta in cima Veronica esplode in un pianto di pura felicità. Non per se stessa, non per dimostrare qualcosa a qualcuno, non per una sfida.
Solo per il suo caro nonno Primo.
Così come la via della salita è un viaggio nel passato, ai tempi trascorsi insieme a lui, agli scherzi e ai sorrisi, ai rimproveri e agli insegnamenti ricevuti, così la strada del ritorno, con una camminata fiera e densa di soddisfazione, è un lento recupero delle fatiche e una riemersione nel presente.
Per il suo nonno, Veronica ha deciso di fermarsi, ascoltare, riflettere e di dedicare parte del suo tempo, la cosa più preziosa che ha, a una delle persone più importanti della sua vita.
Le montagne sono così. Ci ricordano che non tutto può essere raggiunto senza fatica, ci sono dei limiti, è giusto continuare a provare a superarli, ma lo dobbiamo farlo con tenacia, con impegno e con rispetto. E mentre guardiamo avanti, verso il futuro, verso i prossimi passi da fare, dobbiamo avere ben saldi i piedi a terra per non rischiare di farci del male. Dobbiamo guardare al presente, al momento attuale, che è importante per proseguire l’avventura della nostra vita nel modo migliore. E ci ricordano anche che ogni tanto è giusto fermarsi, prendere fiato per recuperare le forze, guardarsi indietro per vedere se c’è qualcuno in difficoltà, o anche solo per riassaporare le fatiche già superate. I suoi orizzonti e i panorami poi ci aiutano a riflettere, ci permettono di dedicare del tempo per ricordare che ci ha aiutato nel nostro cammino. Ma poi ci permettono di continuare a guardare avanti e di sognare ancora.
Per fortuna, che ci sono le montagne.