Eventi

UNA CHIACCHIERATA A PROPOSITO DI.. ASICS GEL NIMBUS 25!

Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr

Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Gianluca Pagazzi, un atleta da lunghe distanze che abita qui nel Pordenonese, e che ha avuto l’occasione di provare per noi le Asics Gel Nimbus 25. Ci ha raccontato la sua esperienza di corsa con la nuova versione super innovativa di questo storico modello di Asics, nonché qualche curioso aneddoto che ci ha strappato più di qualche sorriso. E noi la condividiamo volentieri con tutti voi!.

Gianluca innanzitutto, che atleta sei? Che distanze fai di solito, su che terreni, dove ti alleni?

Sono un atleta che preferisce le lunghe distanze, dalla maratona in su… il motto è sempre: mai meno di 42 km e 195 m! Il terreno che preferisco è la “strada” e mi alleno nelle zone vicino a casa, oppure dove ho delle pause lavorative, e nelle marce e gare dei fine settimana. Non disdegno però le competizioni di trail running, quindi su sentieri e in montagna: col tempo ho aumentato sempre di più le distanze, e negli ultimi anni ho partecipato anche a diverse gare di lunga distanza. Inoltre faccio spesso servizio come “scopa” nelle gare di fuoristrada, trail e ultratrail, aiutando l’organizzazione a tenere sotto controllo gli atleti in difficoltà e provvedendo alla pulizia del percorso da balise e segnaletica.

Come ti sei avvicinato alle Asics Gel Nimbus 25?

Sono passato qui in negozio a Sacile per curiosare tra le novità, e Roberto mi ha proposto di provare questo nuovo modello, che, mi ha rivelato in tutta sincerità, quando gli era stata presentata da Asics aveva lasciato un po’ perplesso anche lui. In effetti a vederla è proprio un punto di svolta rispetto alle precedenti, ma non avevo nulla da perdere, anzi, e quindi l’ho provata sul campo.

Avevi mai provato le versioni precedenti di Nimbus? Come ti ponevi nei confronti di questo nuovo modello (curiosità, scetticismo, voglia di metterle alla prova)?

Avevo provato le versioni precedenti delle Nimbus molti anni fa. Questa nuova versione mi ha sorpreso positivamente, tanto che la farò diventare compagna fedele di allenamenti e gare. A prima vista mi sembravano strane, diverse, ho subito percepito la novità: siamo entrati una fase delle scarpe da running 4.0, o addirittura 8.0! Sono cambiate più cose negli ultimi 2 anni che dagli anni ’80 al 2020. Quindi, quando mi hanno proposto di provarle, come per tutte le cose nuove che mi capitano davanti, mi sono cimentato con entusiasmo, cercando di essere più oggettivo possibile, in assenza di pregiudizio o retaggi del passato.

Scendendo nel dettaglio, cosa ci dici a proposito di suola, intersuola (quindi ammortizzazione) e tomaia?

Suola e intersuola: fantastiche, sembra di galleggiare, ma con un galleggiamento attivo/reattivo… restituiscono energia. Sicuramente non è un galleggiamento passivo di sprofondamento. Mi spiegavano poi i ragazzi del reparto che questa sensazione è dovuta alla combinazione dei due elementi di ammortizzazione PureGel e FF Blast Plus Eco. Il PureGel è posizionato strategicamente per un ottimale assorbimento degli urti, mentre l’ammortizzazione vera e propria è data dalla FF Blast Plus Eco, con maggiore schiuma sotto il piede. Fatto sta che, terminologia tecnica a parte, la calzata è fantastica. Anche la tomaia molto bene: leggera, morbida, non preme in nessun punto, proprio come deve essere.

Quali sono state le tue sensazioni? Sono cambiate mano a mano che procedevi con i km?

Partenza “strana”, qualcosa di diverso da quello che ho provato fino ad ora… con il passaggio dei chilometri, ho incominciato ad avere una sensazione di spinta di ritorno, e una sorta di stimolo e aiuto a incrementare il ritmo e aprire la falcata. Se una scarpa è valida per certe distanze, lo capisci solo in discesa. In salita bene o male si va, ma è la discesa il vero banco di prova. Se una volta che hai terminato una bella discesa, senti che “ne hai ancora”, che le articolazioni non ti hanno abbandonato, beh, questo è il massimo che puoi chiedere a una scarpa!

Con la nuova Nimbus è andata davvero molto bene, non ti lascia, arrivi in fondo alla discesa che ne hai ancora. Credo che il fatto che ti accompagni bene per tutta la corsa, sia proprio quello che permette alla muscolatura di arrivare rilassata e continuare a macinare chilometri.

Consiglieresti questa scarpa? A che utilizzatore?

Certo che la consiglierei! A chi? A tutti! chiaramente per atleti con un ritmo da 3.00/4.00 al chilometro possono essere consigliate per gli allenamenti lunghi, mentre per le gare, sicuramente, hanno bisogno di qualcosa di diverso. Per tutti gli altri atleti, dove il ritmo è più rilassato, possono essere utilizzate per tutte le gare e gli allenamenti.

Grazie Gianluca per i tuoi preziosi consigli. Sappiamo che sei un fan del Passatore, che purtroppo quest’anno è stato annullato per i brutti fatti che hanno scosso Faenza e molte dell’Emilia Romagna. Un tuo piccolo pensiero?

Purtroppo in questo momento, in quelle zone, hanno problemi molto più importanti che pensare alle corse. Per quanto mi riguarda, non avrei annullato la gara, ma aspettato il momento giusto per poterla riproporre, poiché 4/5.000 persone, tra concorrenti e accompagnatori, che arrivano in una comunità come Faenza in 24 ore, forse qualche sollievo economico, per le attività commerciali della città, potevano darlo… e penso che ci sia bisogno di aiutare le persone e anche le attività che riprendono dopo un evento millenario come questo. Però, penso che il personale dell’organizzazione, che vive sul territorio e vive il territorio, se ha deciso l’annullamento definitivo dell’edizione 2023, avrà sicuramente valutato a 360 gradi tutte le problematiche di una gara di quella importanza su un territorio ferito da questo evento così drammatico.

Abbiamo anche sentito una storia molto bella in merito al tuo TOR del 2022. E’ tutto vero? Ce la racconti?

La storia è vera, ve la racconto volentieri. Ero alla mia prima volta al Tor de Géants (un trail mastodontico che si svolge a settembre sulle montagne della Val d’Aosta, con 350 km da percorrere e 20000 m di dislivello positivo), e dopo una partenza molto difficile e non all’altezza delle mie aspettative, al terzo giorno avevo preso confidenza con l’ambiente e, pur accompagnato dai normali acciacchi che una gara del genere comporta, ero finalmente in forma, sia a livello mentale che fisico. 

Succede che durante una salita vedo un puntino azzurro fermo in cima alla montagna. Puntino che, mano a mano che salgo, diventa sempre più nitido: si tratta di un atleta in forte crisi. Arrivo finalmente in cima, e lui è sempre lì, fermo. Mi avvicino, e cerco di capire cosa gli stia succedendo, e se posso aiutarlo. Mi dice che sta male, ha problemi ad una gamba e che non riesce né andare avanti né indietro, che sono passati in tanti ma nessuno si è fermato. Lì capisco che c’è bisogno di me, della mia lucidità, che fortunatamente ancora mi accompagna, e mi fermo con lui. Il mio Tor de Géants finisce lì e in quel modo. Ma ti dirò, nessun rimpianto: non è una medaglia da esibire in osteria che ti cambia la vita, ma non aiutare qualcuno in difficoltà, sarebbe stato un macigno difficile da digerire. A mente serena e lontano dai sentieri posso grazie al buon stato di forma di quel momento ho potuto decidere la cosa “più” giusta in quel momento, se fossi arrivato “al gancio” e/o cotto, non so se fossi riuscito ad essere così lucido nella decisione. Sono già le 17:00, dobbiamo capire come e dove passare la notte.

Mi dice che lui è del posto, che conosce i luoghi, vedo che inizia a riprendere contatto con se stesso e con il mondo, e mi indica una via per scendere verso valle. Se non che iniziamo a trovare nebbia, e allora decidiamo di risalire e rimanere sul percorso di gara, dove siamo sicuri che passerà qualcuno, e da dove è più facile farsi raggiungere dai soccorsi. Valutiamo cosa ci sia nei nostri zaini se ci fosse la necessità di passare la notte e avevamo al seguito l’attrezzatura per difenderci in qualche modo dal freddo. Fortunatamente riusciamo a raggiungere il primo posto di controllo e poi scendemmo a valle dove c’era la base vita e il mio compagno di viaggio ha potuto ricongiungersi con la moglie, che era in ansia da ore e lo stava aspettando. Entrambi mi ringraziano, secondo me non avevo fatto nulla di speciale, ma avevo applicato solo una piccola regola imparata vivendo in luoghi di montagna e avendo svolto il servizio militare nelle Truppe Alpine: non si lascia mai indietro nessuno. Questa fu anche la frase che gli dissi dopo che si era tranquillizzato dopo il nostro incontro, indicando il mio copricapo che era il Cappello Alpino (con cui sono solito correre, visto il mio servizio militare svolto presso questo Corpo, che mi è rimasto nel cuore) e lui rispose: “Quando ho visto spuntare la penna tra le rocce, ho capito che stava arrivando la mia salvezza”.

Tra le molte cose che ho imparato da questa vicenda, ho capito che per decidere cosa è giusto o sbagliato in certi momenti bisogna stare bene di testa e di corpo, e l’allenamento sostenuto per mesi, mi ha aiutato in questo. Io mi sono potuto fermare perché in quel momento il mio corpo e la mia testa non solo me lo permettevano, ma quasi me lo imponevano. Non biasimo chi non si è fermato prima del mio passaggio, perché in quelle condizioni estreme non sai decidere cosa è giusto e cosa non lo è.

Ci sarai quest’anno vero? Come stai preparando questa nuova sfida?

Ebbene sì, ci riproverò quest’anno! Sono stato sorteggiato, e come è mio solito, prendo tutto come un segno del destino, e quindi ci sarò. Tant’è che dico anche che se dovesse succedere qualcosa di straordinario, eccezionale, per cui non arrivo in fondo nemmeno questa volta, non ci sarà un terzo tentativo. Vorrà dire che le mie corse dovranno essere indirizzate verso altre montagne o altre strade asfaltate.

Non possiamo non chiederti quali sono le tue scarpe preferite per una gara così titanica…

Altra Olympus 5 o successivi modelli aggiornati, tutta la vita. E non sono l’unico, direi che il 50% dei corridori di corse così titaniche indossa Altra Running. Io l’ho provata la prima volta proprio qui in negozio da voi, dopo che il vostro Andrea ha insistito almeno mezz’ora per farmele provare. Le ho indossate per accontentarlo, lo ammetto. Ma non le ho più lasciate.

Negli anni, ho corso con molti modelli diversi. Ultimamente correvo con Saucony Peregrine, mi hanno sempre dato grandi soddisfazioni, non le avrei mai lasciate. Purtroppo però quando ho avuto modo di provare la versione della Primavera 2022 (che avevo preso praticamente a scatola chiusa) mi sono reso conto che qualcosa era cambiato, e non erano più adatte al mio piede, al mio passo, alla mia andatura. Fortunatamente ho trovato un degno sostituto che si adatta perfettamente a me, le Altra.

Curiosità: che sport praticavi da giovane, da ragazzo?

Correvo! Non c’erano grandi alternative: o andavo per osterie o facevo il mio record di tempo nel percorrere il giro del lago (di Barcis, PN). Ho optato per la corsa. Se i miei genitori siano contenti della scelta o meno, dovreste chiederlo direttamente a loro… ma dopo che avrò fatto a loro insaputa il Tor!! Per la cronaca, mia madre ripete come un mantra: “… io non l’ho fatto cosi fuori … ha fatto tutto lui … si è arrangiato da solo … “, probabilmente un sistema simpatico per esorcizzare il folle che si è trovata davanti per tutta la sua vita.

Comments are closed.