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Val Fiorentina: archeo trekking nel Cadore, cuore delle Dolomiti Unesco.

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Val Fiorentina: archeo trekking nel Cadore, cuore delle Dolomiti Unesco. (Testo e foto di Franco Voglino e Annalisa Porporato)

Mondeval 29 b

Val Fiorentina, fetta incontaminata delle Dolomiti sovrastata dalla mole del Monte Pelmo e contornata dal Monte Civetta. Lunga poco più di dieci chilometri è compresa in soli due comuni il cui territorio parte dall’Agordino per salire al Passo Staulanza e al “caregòn de ‘l Padreterno” (la sedia di Dio): ossia il Monte Pelmo, magnifico “grido di pietra” la cui cima tocca i 3.168 metri. Un sentiero permette di farne il giro completo, lambendo le sue pareti di roccia e le colate sabbiose. Si vanta di essere la prima cima dolomitica ad esser stata scalata nel 1857, dall’irlandese John Ball, mentre un altro record e dato dal rifugio Venezia -Alba Maria de Luca, primo rifugio italiano delle Dolomiti risalente al 1892.

Volete altro? Ok eccovi accontentati: avete presente il famoso Ötzi, l’uomo di Similaun? Vissuto 5mila anni fa, oggi riposa in un museo di Bolzano dopo aver svelato molti segreti della sua vita preistorica. Ebbene, a torto, non tutti conoscono Valmo che di anni ne ha 8mila e che ha contribuito allo stesso modo ad illuminare gli studiosi sulla vita di un tempo. Il ritrovamento della sepoltura, sul piano di Mondeval a quota 2mila metri, ha rappresentato una sorpresa poiché le caratteristiche del terreno alpino ben di rado permettono ritrovamenti articolati. In questo caso, invece, è stato ritrovato lo scheletro intero, oltre i suoi attrezzi di selce e, soprattutto, resti di cibo che han permesso di ricostruire la dieta del tempo. Permettendo di capire che già in un tempo così lontano i nostri antenati (ancora cacciatori ma che già cominciavano l’allevamento), avevano capito l’importanza dell’alpeggio estivo di quota.

Il Museo Vittorino Cazzetta a Selva di Cadore permette di osservare nel dettaglio i ritrovamenti, andando anche alla scoperta della geologia e della storia del tempo fossilizzata anche in orme di dinosauro che si trovano a poca distanza dal Passo Staulanza. E dopo la visita al museo, scarponi ai piedi, si mette in pratica quanto appreso andando direttamente sui siti dei ritrovamenti in uno splendido cammino di grande soddisfazione che offre un paesaggio mozzafiato e coinvolgente.

1. Il ricovero di Mondeval
Dislivello – 650 metri solo andata
Sviluppo – 8 km solo andata
Tempo di percorrenza – 2 ore solo andata

Escursione che porta al sito reale del ritrovamento archeologico della Piana di Mondeval.
Da Selva di Cadore si sale in direzione del Passo Staulanza, quando si comincia a salire, al terzo tornante, si trova sulla sinistra il parcheggio (1663 m). Da qui si imbocca la comoda sterrata che porta senza sforzo prima alla Malga Fiorentina e quindi al rifugio Città di Fiume (1917 m). Si prosegue lungo la recente sterrata che aggira Col de La Puina per poi diventare sentiero (purtroppo la sterrata è destinata in futuro a proseguire) arrivando alla verde Forcella de la Puina (2034 m) e dopo una discesa all’ombra del bosco alla Forcella Roan (1999 m). Attraverso pascoli il sentiero porta ad una zona di massi erratici e alla Malga Prendera (2148 m). Una ripida salita porta, in ambiente ormai prettamente dolomitico, alla Forcella Ambrizzola (2277 m) da cui si apre la vista su Croda da Lago, Cortina d’Ampezzo e le sue montagne dall’Antelao al Cristallo.
Ma ora si volgono le spalle a questo panorama per scendere verso il verdeggiante altopiano di Mondeval.
Il sentiero ben tracciato punta in direzione del Passo Giau. Ad un certo punto un cartello indica la deviazione verso sinistra lungo il sentierino che porta al grande masso erratico che per millenni ha rappresentato la base per i ricoveri dei cacciatori-pastori, tra cui Valmo (2165 m). Dopo un’opportuna sosta riprenderete la strada del ritorno con una grande ammirazione per la capacità di adattamento di questo nostro progenitore capace di sopravvivere a quote così elevate e lo immaginerete camminarvi accanto da buon amico, con la sua lancia di osso.

Nobiltà di colui
che non deduce dai lampi
la vanità delle cose.
Matsuo Basho (1644 – 1694)

Informazioni: www.valfiorentina.it

 

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